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Complicità arboree. Primi appunti sulla lotta al Don Bosco

2 Maggio 2024

Quattro mesi di una lotta inaspettata.

Da quando abbiamo preso a cuore il parco Don Bosco, una sequenza potente di eventi ci ha attraversato. Qualche prima riflessione buttata giù tra gli alberi in fiore.

 

Cronologia della lotta donboschianachronologie de la lutte EN FRANCAIS

Reflections sur la lutte du parc Don Bosco EN FRANCAIS

La città di Bologna vive spesso una segmentazione, un sistema di frontiere invisibili e funzionali al “buon governo” del Partito Democratico. Segmentazione tra città e campagna, tra studenti fuorisede e bolognesi un po’ più anziani, tra ciclisti e automobilisti, tra quartieri del centro e periferie. L’intensa ristrutturazione che sta attraversando questo territorio, ci propone però la possibilità di incontri inediti, e quindi anche di nuove alleanze, di amicizie detonanti.

Prima di tutto un po’ di contesto, il Comitato Besta non porta il suo rifiuto (del progetto “nuove Besta”, appunto) in un vuoto di esperienze: per diversi mesi (tra 2022 e 2023) i quartieri bolognesi raccolgono firme, si mobilitano, occupano e in alcuni casi aggrediscono i cantieri del Passante di Mezzo. A queste azioni partecipa in modo importante una parte di città giovanile, che sceglie modi di azione rapidi e non disdegna affatto la pratica della Critical Mass, l’uso intelligente delle bici diventa un tratto distintivo. È in questa costellazione che il progetto delle Besta trova un’opposizione determinata. La rivendicazione politica è molto chiara: le vecchie scuole vanno ristrutturate, non demolite; il parco Don Bosco non deve essere distrutto.

È questo NO semplice ma al tempo stesso irremovibile che fornisce il primo punto di ancoraggio su cui si radica la mobilitazione successiva. Perché nonostante le distanze generazionali e le diverse grammatiche politiche, tante singolarità diverse si intendono su questo NO irremovibile. Queste singolarità hanno storie, abitudini, pratiche, anche molto diverse, ma proprio attorno al loro NO è possibile costruire un’alleanza, un’intesa che non si lascerà tentare da nessuna “mediazione istituzionale”.

È importante sottolineare questo aspetto in un territorio come quello bolognese, dove il Partito Democratico in anni recenti costruisce il suo sistema di governo anche includendo alcune istanze critiche dentro lo schema istituzionale, con la funzione di indebolire ogni istanza radicalmente critica al modello di sviluppo cittadino.

Su questo NO condiviso, cominciano a proliferare pratiche inaspettate. Abitanti del quartiere e creature che passavano per San Donato si trovano a impedire una prima volta l’installazione dei cantiere al Don Bosco il 29 gennaio, da quel giorno al parco nasce un presidio, sugli alberi si moltiplicano le casette e i sistemi di difesa, al suolo si organizzano assemblee, pasti condivisi, ci si incontra per parlare della difesa del parco e degli amministratori cittadini che vivono proprio qui davanti ma sono intenzionati a distruggere il polmone verde del quartiere. Le colazioni all’alba sono partecipate anche quando piove, anche quando il freddo invernale ti entra nelle ossa. Un pugno di persone dorme ogni notte sugli alberi del Don Bosco. Si impara ad arrampicare, a resistere in caso di arrivo della polizia.

Dopo vari falsi allarmi, la polizia arriva davvero, il 3 aprile. E trova ad accoglierla una massa di persone difficilmente controllabili. Ancora una volta, una novità inaspettata, un movimento fluido che aggira i cordoni, e le tattiche poliziesche si scoprono deboli: sono riusciti a tagliare 6 alberi ma sono dovuti tornare a casa con una sconfitta. Si vendicano due notti dopo su Gio, uno studente liceale. E anche lì trovano una mobilitazione più vasta a rispondere. Gio torna libero ed è accolto da centinaia di persone quando torna al parco.

Il sindaco e l’amministrazione hanno dovuto rinunciare per ora alle soluzioni di forza. Per provare ad uscire dall’angolo in cui si sono cacciati hanno proposto di aprire una fase di trattativa. Sulla reale disponibilità a rivedere i progetti, non abbiamo false speranze. Probabile che cerchino solo di guadagnare tempo spostando la discussione su questioni tecniche.

Due sono i rischi a cui è esposta la battaglia del parco Don Bosco in questa fase.

La stanchezza dovuta a lunghi mesi di presidio ed allo stress psicologico legato ai rischi di sgombero. Oltre a questo anche la consapevolezza della delicata situazio ne creatasi nel parco con la confluenza nella lotta di nuove soggettività portatrici di istanze e connotazioni inedite.

Questo sentimento può trovare ristoro nel propagarsi spontaneo e dilagante del fenomeno dei comitati locali contro le politiche urbanistiche dell’amministrazione. Un proliferare di iniziative dal basso che tendono a cercare contatti e punti di aggregazione per le quali la lotta al parco Don Bosco rappresenta un punto di riferimento inevitabile ed un esempio da imitare.

La crescita di queste realtà costituisce il miglior sostegno possibile per la lotta a difesa del parco ed anche un ricostituente insperato per le energie degli attivisti del Comitato.

L’altro rischio è l’illusione che si possa tenere testa all’amministrazione contrapponendo alle sue tesi una contro-narrazione fondata su dettagli tecnici. Il nodo della questione è politico e dipende in sostanza dalla capacità di tenere sulla durata sia ai tentativi di sgombero che alle narrazioni progressiste del Comune di Bologna. Dobbiamo porre uno stop al loroprogresso.Il parco Don Bosco non si tocca, questo NO è la chiave per un’alleanza trasversale che sta scompaginando i modi di fare politica in città e ci sta aprendo nuove possibilità d’azione.

Fonte: Sollevamenti della terra