BREVE STORIA DEL PRESIDIO AL PARCO DON BOSCO
il 29 gennaio 2024 le prime recinzioni che comune e polizia provano a installare vengono buttate giù spontaneamente dallx abitanti del quartiere. Nasce il presidio resistente vero e proprio.
il 3 aprile 2024 le forze del male provano a sgomberare violentemente il parco per far partire i lavori, tagliano 7 alberi ma poi sono costretti alla ritirata dopo un'invasione di massa di quel poco terreno che avevano conquistato con ore di scontri. Gli sbirri fuggono. Il parco è ancora libero.
il 5 aprile 2024, lo stato cerca di vendicarsi dell'umiliazione subita pochi giorni prima sulla pelle di una delle anime del parco. 5 volanti, 3 taserate, spray al peperoncino negli occhi e in bocca e processo in direttissima. Centinaia di persone si presentano in solidarietà prima in ospedale, poi in caserma e infine davanti al Tribunale. Dopo una lunghissima giornata Gio è di nuovo libero e si torna in corteo dal centro al Don Bosco.
il 19 giugno, dopo alcuni momenti di disturbo ai lavori per la linea rossa del tram, le forze del male si ripresentano a protezione di ruspe e motoseghe, stavolta per abbattere le piante sul terrapieno e far spazio a una ciclabile già presente 10 metri più in là. i lavori si svolgono senza particolari tensioni ma si fermano quasi subito, con la minacciosa promessa di riprendere il giorno dopo.
il 20 giugno gli sbirri rispettano la promessa fatta: dalle 6:30 al primo pomeriggio la scena che va in atto è disgustosa. sbirri che si arrampicano maldestramente a mani nude sugli alberi da abbattere e tirano giù persone a 5 metri d'altezza per le caviglie. operai che usano una motosega a meno di un metro da una persona che resiste. continui scontri, feritx, teste rotte, molestie fisiche, un digossino con la pistola senza fondina, caldo e afa, arresti, abusi di ogni sorta. il taglio riesce completamente, non senza grosse difficoltà. il giorno successivo, un nutrito corteo attraversa le strade di san donato con un messaggio chiaro: gli alberi del parco non si toccano, lx nostrx corpx non si toccano e ci difenderemo con denti e unghie.
"Se viene buttata giù una recinzione da un singolo, il fatto costituisce un reato. Viene tacciato di delinquenza. Ma se vengono buttate giù 100 recinzioni da altrettanti singoli, le cui anime vibrano con la stessa rabbia figlia della medesima sofferenza, l’accaduto costituisce un fatto politico. Un punto di rottura. Una rivolta. E se a farlo non sono solo i “brutti e cattivi Black Blocks”, come ci dipingono sempre, ma anziani e giovanissimi, studenti e lavoratori, genitori di famiglia e precari, immigrati e queer, persone con disabilità, ambientalisti, realtà di quartiere e tutte le attiviste, militanti e persone che si sono trovate in questi contesti per la prima volta, allora nasce qualcosa di diverso. La retorica degli “eversivi” non può più attecchire, perché è la Comunità, nelle sue più sfaccettate diversità e forme, ad essersi mossa."
Ai nostri posti ci troverete.