In seguito alla notizia dell'ennesima morte perpetrata dallo stato, questa volta nella casa circondariale di Piazza Lanza -si tratta della 53esima persona "suicidata" dall'inzio dell'anno in italia-, venerdì sera alcunx solidali si sono ritrovatx sotto le mura della prigione per stringersi a chi dentro quelle celle ci si trova ancora rinchiusx.
Il nome di chi abbiamo perso non si sa. Si sa che era natx nelle Mauritius, aveva 34 anni, non era statx neanche condannatx, ma in attesa di giudizio. I domiciliari si sa che non vengono mai concessi a chi è razzializzatx e con i documenti traballanti.
Intanto il carcere di Piazza Lanza continua ad avere un alto sovraffollamento, con 436 detenutx a fronte di 279 posti regolamentari.
La notizia di questa morte ci arriva in seguito a degli articoli che rilanciano la denuncia dei secondini di una carenza di personale. Così scrivevano mercoledì: «vogliamo rendere pubblica questa notizia perché crediamo sia necessario non far passare sotto silenzio l’insostenibile condizione di case circondariali come piazza Lanza, segnate da sovraffollamento e gravissime carenze di personale penitenziario».
Non vorremmo soffermarci sulle loro parole, ma c'è da sottolineare la complicità che i guardiani trovano nei giornalisti che si dimostrano essere un diretto megafono per le proprie rivendicazioni. I secondini danno notizia di questo omicidio di stato, di cui sono responsabili, solo per chiedere ulteriori posti di lavoro: questo è il livello di infamia raggiunto.
Visto che la notizia viene da loro, i secondini tengono anche a precisare che sia noto che la persona era incolpata di maltrattamenti. E' un'altra disgustosa strumentalizzazione con cui sperano di ottenere consenso per il loro ruolo di carcerieri, contro cui vogliamo ribadire: dalla violenza di genere non ci difendono certo la polizia e i tribunali, che la agiscono ogni giorno umiliando le persone che vengono esposte alla violenza eteropatriarcale e poi la condannano quando fa comodo per alimentare il razzismo.
Maltrattamenti in famiglia… dio, patria e famiglia. la violenza di genere si manifesta ovunque all'interno degli schemi dello stato e della societa capitalista e patriarcale. non sara di certo il carcere a eliminare il problema del machismo e del sessismo, anzi è un luogo in cui la violenza si rafforza e si riproduce in tante forme.
Intanto la prima cosa che ci gridano le detenute al Lanza è "non ci fanno vedere / vogliamo vedere i nostri figli".
Accendono luci e accendini le recluse. Di fronte a quel po' di calore, di vi vogliamo bene, vogliamo vedervi libere, le galere fanno schifo e devono essere distrutte.
Più guardiani non renderanno le carceri "sicure", anzi, saranno incentivo per nuove violenze, nuovi sorprusi, nuovi metodi per sottomettere lx detenutx e nuove morti.
Stare fuori è un privilegio. Ricordiamocelo ogni giorno e agiamo di conseguenza.
Affinché di ogni gabbia non rimangano che macerie.
Per tuttx liberx
FREEDOM, HURRYA, LIBERTA'.
Mentre scriviamo ci arriva notizia che nel CPR di Trapani-Milo unx reclusx ha ingerito dei pezzi di vetro e si è cucito la bocca per denunciare la detenzione. Forme di autolesionismo e suicidi sempre più frequenti usati come mezzo di resistenza ci fanno stringere il cuore e ci dimostrano quanto queste gabbie sia amministrative che penali hanno il solo scopo di tumulare vive le persone. Altro che riabilitazione.
Ne è esempio anche Gigi, compagno del Campetto occupato, al quale viene impedito di lavorare con le sue api perchè considerato "socialmente pericoloso". Mentre nel suo quartiere la gente si stringe a lui con complicitá, lo stato e la macchina statale si impegnano a difendere i guardiani di ogni cella ed i giornalisti complici di queste infami rivendicazioni, mostrando in maniera lampante l'assoluta mancanza di una funzione riabilitativa delle prigioni ed il loro distacco dalla realtà di persone e quartieri.
Ecco perché non ci stancheremo di urlare che il carcere va abolito, non riformato.
FUOCO AD OGNI CELLA
FUOCO AD OGNI GABBIA