riceviamo e diffondiamo
22 set 2025
CONTRO OGNI GABBIA
Le vicende degli ultimi giorni, la repressione che ha colpito lx nostrx compagnx, hanno trasformato inevitabilmente i quattro giorni di incontri contro ogni gabbia pensati e progettati con cura nei mesi scorsi. Con i loro passi pesanti, gli sbirri hanno fatto irruzione per l'ennesima volta nelle nostre menti e nei nostri cuori, oltre che nei nostri luoghi sicuri, lasciando dietro di loro una scia di confusione, paura e rabbia. Il subbuglio che ne è derivato ci è inizialmente sembrato totalizzante e a tratti immobilizzante. Abbiamo pensato di annullare, di rimandare. Quando la repressione si insinua nelle vite delle persone, tenta di rubare alle loro menti e cuori tutto lo spazio possibile, per imporsi come unica dimensione vivibile in quel momento.
Come se chi ne viene colpitx potesse esser ridottx alla sola posizione di vittima, costrettx al silenzio o alla sola reazione difensiva. Il sistema, con i suoi schifosi meccanismi, tenta di intimorire e soffocare le nostre menti, pensa di poter annullare le nostre persone, di smantellare relazioni e reti di solidarietà imponendosi sui nostri pensieri e corpi. La solita violenza statale che pretende di normalizzare la sottomissione e di cancellare ogni progetto di autodeterminazione collettiva.
NÈ ORA NÈ MAI, MERDE!
Se così è come ci vogliono far sentire, non è così che ci sentiremo ma nemmeno ignoreremo quelle emozioni che non sono tipiche della performance militante.
Nonostante la stanchezza, la confusione e le mille domande, ci siamo guardatx, abbracciatx e abbiamo capito che non poteva esserci momento migliore per la riflessione collettiva che era stata pensata. Per Gui, per lx altrx compagnx arrestatx, per la lotta, contro ogni gabbia. Questa quattro giorni si farà, ci siamo dettx, certamente avrà una forma diversa, ma non vogliamo rinunciarci proprio ora, e cedere al gioco sporco della repressione.
L'idea di questi giorni era quella di sviluppare e condividere teorie e metodi per smantellare le molteplici gabbie, più o meno visibili, in cui siamo tuttx rinchiusx. Tutto ciò, dopo l'arresto dellx nostrx compagnx, è diventato ancor più necessario, urgente. Necessaria era quindi anche la cura, per chi ha assistito alla violenta irruzione e si è vistx portare via per l'ennesima volta unx compagnx, un amicx, unx complice, rimanendo solx con una forte sensazione d’impotenza. Per noi lottare, resistere, è anche mantenere vivi i legami; tessere reti, connessioni, spazi solidali di ascolto, di sostegno, per continuare ad immaginare e praticare alternative al controllo e alla violenza istituzionale. Unire la lotta contro la repressione alle pratiche concrete di cura e solidarietà reciproca richiede scelte collettive e quotidiane: trasformare i luoghi di riflessione politica in spazi che nutrono, proteggono e ricompongono, mettere a disposizione competenze e risorse, organizzare routine di cura, come cucine e pappe condivise, momenti di decompressione, di silenzio, di ascolto attivo. Perchè le vicende che ci colpiscono non logorino le nostre giornate e si prendano tutte le nostre energie, c'è bisogno di una duplice strategia: da un lato pratiche che redistribuiscano il carico emotivo e materiale e dall'altro il lavoro politico e collettivo, che ci aiuta anche a dare un senso a quello che ci sta accadendo.
Nonostante le difficoltà che ci si sono presentate davanti, e a partire dalle stesse, abbiamo deciso di mantenere l'appuntamento con lx compagnx e autorx di "CARTE FORBICI SASSI. Sfide da e contro le prigioni e il patriarcato", che sono venutx per presentare il loro lavoro: un libro che attraverso le voci e le testimonianze da e sul carcere femminile, cerca di dare a tuttx noi la forza per affrontarlo, con le nostre idee e il nostro smodato amore per la libertà. Non è stato un appuntamento teorico ma uno spazio di riconoscimento e di ascolto, che allo stesso tempo ha contribuito ad aggiungere strumenti al bagaglio che ci portiamo dietro nella lotta contro la società-prigione. Sappiamo che per scardinare il carcere non basta distruggerne le mura, bisogna cogliere le relazioni sociali e culturali che lo riproducono. Il patriarcato ne è un pilastro centrale nella normalizzazione di gerarchie di potere e controllo, nella legittimazione di punizioni sproporzionate verso corpi e soggettività marginalizzate, nella produzione stereotipi e narrazioni che rendono accettabile, se non necessario e giusto, l'uso della detenzione come soluzione a problemi complessi. Non sono la polizia, le telecamere o le pene più alte che ci possono difendere, quanto invece la solidarietà, l’autodifesa femminista, il rinnovo costante della consapevolezza delle strutture del potere e l'attacco ad ogni sua forma. Ciò che si è creato durante la presentazione del libro è stato uno spazio capace di unire alla riflessione l'ascolto e le pratiche di vicinanza in una dimensione che riconosciamo tutta come politica. Tanta la paura in questi giorni di non sapere dove indirizzare la rabbia, le emozioni, di non sapere come trasformarle senza che ci inglobino. Il clima che si è creato ha reso possibile condividere i momenti negativi, dolorosi della lotta, e questo ha permesso di non minimizzare le emozioni che ci fanno sentire deboli ma di condividerle. Le testimonianze di ognunx di noi sono così diventati strumenti per mettere in discussione le narrazioni dominanti, per costruire argomentazioni e cospirare alternative concrete ai giochi del potere.
Lotta e cura si amplificano a vicenda: curare rafforza la capacità di azione, l'azione protegge lo spazio della cura.
In tuttx noi, c'è il timore che il carcere possa bussare alle nostre porte. Come ci immaginiamo dall'altra parte del muro? Di che cosa potremmo avere bisogno? Ieri ci siamo risposte che è la vicinanza, la rete che ci circonda che ci impedisce di cadere nella solitudine tanto sperata dalla repressione. Il momento che è seguito alla presentazione, è stato uno spazio di condivisione separata. Nel silenzio ci siamo capitx, accuditx; nelle parole dellx altrx abbiamo trovato conforto. Ci siamo ringraziatx con il cuore pieno, consapevoli del grande privilegio che abbiamo di poter contare l'unx sull'altrx, nei momenti positivi e anche e soprattutto negativi. La lotta al carcere e al patriarcato è inseparabile da tutto ciò.
Continueremo ad incontrarci, a proteggerci, a trasformare la rabbia, la paura e la tristezza in solidarietà e attacco, fino a che ogni gabbia, visibile e non, sparisca dalle nostre vite.
A Gui, Bak, Andre
All'amore, alla complicità, per la libertà, per l'anarchia.
FUOCO ALLE GALERE